giovedì 11 ottobre 2012

L'arte dell'esser birillo

Ci sono quei periodi nella vita che non te ne va una diritta, particolarmente sfigati, in cui spesso ti vien da pensare "eccheccavolo tutte a me!", oppure "vabbeh, tanto peggio di così"... e comunque "c'è sempre chi sta peggio, non ci si può lamentare".

Eccoci qua.
Di nuovo a fare il birillo.
Perché forse nella vita precedente ero davvero un birillo, o forse, a mia insaputa, c'è un concorso a premi e vince chi mi tira in terra... insomma stamattina ho fatto un altro incidente col motorino!

Un altro sì perché sarà la terza (o quarta?!... ho perso il conto) volta che mi buttano in terra.
Non è che io goda a baciar l'asfalto.
Anche questa volta sono stata fortunata... ma insomma. Si potrebbe anche fare basta!!!

Proprio stamani che ero partita entusiasta della mia nuova vita da blogger... non è da tutti i giorni avere un posto dove pubblicare i propri deliri mentali! Un posto dove poter mettere nerosubianco le mie impressioni, emozioni, esperienze, ansie... insomma tutto ciò che fa frullar i miei (vabbeh, forse non così tanto numerosi) neuroni.

Ecco che mi hanno fatto tornare sulla terra... anzi proprio per terra!!
Sembravo una bella pallina del flipper quando rimbalza da un disco all'altro... due macchine si sono giocate il mio motorino! Una manco s'è fermata a raccattare la frittatina, ma con la ragazza dell'altra macchina ci siam fatte delle belle foto ricordo :-/. E' sempre un'esperienza da ricordare!

E comunque rieccomi di nuovo acciaccata come una vecchietta :-((

Mi toccherà appendere il casco al chiodo... almeno finché non riesco ad essere una pendolare su breve distanza. Eppure odio usare la macchina, odio stare in coda, odio perder tempo nel traffico quando invece ogni secondo è prezioso!

Il tempo è ciò che rincorro ogni giorno... e con due piccole belvette smaniose di mamma diventa ancora più prezioso! E quando più corro e cerco di incastrar tutto arrivano le fermate. L'evento che mi abbatte e mi fa fermare a riflettere.

Vediamo se anche dolorante e collarizzata riesco a tirar fuori qualche postarello utile e dilettevole.

Vedremo nelle prossime ore, minuti, secondi....

mercoledì 10 ottobre 2012

Raccontano di me...

Un estratto di un paper preparato per un esame nel lontano 2004.
Racconta un po' anche di me.


Quando cominciamo a meditare sul significato del nostro passato sembra che esso riempia tutto il mondo della sua profondità e grandezza.” (J. Conrad)

Al mio passato appartengono i temi dei romanzi scelti: sono cresciuta con le “favole” di Ulisse con la sua Odissea, e Santiago con il suo Marlin. Storie di mare che mi hanno accompagnata fino ad oggi ma che solo di recente sono riuscita ad avvicinare.

Entrambe le opere sono testimonianze della passione autobiografica degli autori per il mare: “La linea d’ombra” di J. Conrad e “Il vecchio e il mare” di E. Hemingway.

Esistono diverse analogie tra i due romanzi che affrontano i diversi aspetti della vita umana, in un viaggio metafora di vita con le sue difficoltà, ambizioni, aspettative, delusioni e sofferenze.
I grandi temi affrontati sono amicizia, speranza, coraggio ma anche solitudine e sconforto.
Si svolgono su due linee: quella che divide la giovinezza dalla maturità e quella che divide la disperazione dalla dignità.

In entrambe le opere si distinguono 3 momenti comuni: la descrizione dello stato mentale del protagonista e del suo rapporto con il mondo che lo circonda; la battaglia per la vita; la sconfitta che è redenzione.

Conrad racconta, in prima persona, i travagli esistenziali di un uomo che varca la linea d’ombra, il limite estremo che separa la giovinezza piena di facili speranze, dall’età adulta, “periodo più autoconsapevole e travagliato”.
Il protagonista si licenzia senza alcuna logica apparente. Vive uno dei tipici momenti giovanili, la “malattia dell’ultima giovinezza”: una corrente che trascina in un limbo dove subentrano molteplici fattori, consigli, fatti casuali, che influiscono sulle decisioni per la vita futura. Il ragazzo vorrebbe sciogliersi da tutto, non ascoltare il capitano Giles, non rispondere a chi lo chiama per assegnargli la sua missione, eppure ottiene il comando di una nave, andando addirittura contro il caso che stava per sottrargli l’occasione della sua vita.

Il vecchio Santiago di Hemingway vive solo, come se fosse colpito da una maledizione, e non riesce ad essere quello per cui è nato: un pescatore che non prende un pesce da 84 giorni.
Sono l’affetto e la solidarietà di Manolin, suo discepolo, e l’esempio di Joe di Maggio che gli permettono di trovare la forza di tornare in mare da solo in una disperata caccia all’occasione della sua vita.

Del capitano non si sa il nome e neppure l’aspetto fisico ma ugualmente riesce a rivelarci le pieghe più nascoste del proprio animo. Dall’entusiasmo del primo comando, che segna l’inizio dell’avventura, alla coscienza scossa dagli eventi negativi e portata a confrontarsi con l’intero arco dell’esistenza.
In questo racconto il mare non è il protagonista: la “calma piatta” rappresenta un momento di fermata, morte e disperazione ma anche di riflessione e di battaglia per la vita.

L’avventura del pescatore descrive la disperata lotta per la sopravvivenza, dove il mare occupa un ruolo centrale e i sentimenti umani si mescolano a quelli per la natura: il mare e le sue creature rappresentano ragione di vita e talvolta di morte.
La battaglia tra Santiago e l’enorme pesce spada dura giorni: da un lato della lenza c’è il pescatore solo, stanco, affamato e assetato e all’altra estremità c’è la vita, la forza di una creatura da rispettare, perché in fondo non ha cercato la battaglia.
Al termine della lotta il pescatore è contento di aver vinto la natura ma risentito per aver ucciso un essere vivente, animale forte e solo, con il quale arriva addirittura ad identificarsi.

Le avventure del capitano e del pescatore sono un pretesto per scavare a fondo nella propria coscienza e ritrovare la forza e la voglia di sopravvivere. Entrambe riescono a creare un senso di stupore e incredulità di fronte a eventi umani e naturali, e al tempo stesso un senso di partecipazione delle vicende e delle situazioni: il lettore diventa un compagno nella medesima avventura del vivere.

Si riesce a respirare l’odore del mare, a provare i tormenti e le sensazioni dei protagonisti, che danno voce all’interiorità di ogni uomo. Si ha la percezione di trovarsi in quella barca, di allungare la mano per reggere quel timone o quella lenza ed alleviare le sofferenze del capitano o del vecchio anche solo per un istante.

Sull’immobilità della nave, l’apatia, la disperazione, arriva una tempesta che sconvolgerà l’equilibrio di morte e consentirà di varcare il luogo di confine: porterà alla luce.
Il protagonista è vincitore e sconfitto al tempo stesso, pieno di senso di colpa per l’impotenza provata nei giorni di calma piatta, quando invece credeva di aver assunto il controllo della propria vita.
Si sente vecchio, la giovinezza è solo un pallido ricordo in quel viaggio che, anche se breve, ha attraversato tutte le stanze dell’esistenza.

Anche Santiago torna sconfitto: il Marlin preda, trofeo, simbolo del trionfo viene divorato dagli squali prima di tornare in porto. Eppure anche il vecchio è vincitore: ha ritrovato la speranza.

Raccontano due storie capaci, non solo di emozionare e di coinvolgere, ma di proiettare, attraverso l’azione, nell’esplorazione della vita interiore, di stimolare la riflessione, di farsi vicino a chi legge per condividere la stessa natura, liberi dal tempo e dal ruolo del personaggio.
Ogni singola frase, ogni parola, ha un significato che va oltre, scava nell’anima.

Dalla battaglia col trascorrere del tempo e contro i suoi limiti, maturità, vecchiaia e morte, l’uomo esce provato ma non sconfitto. Non è la vittoria ma la voglia di combattere per un ideale che avvince il lettore, esattamente come nella vita.
E’ la solidarietà il motore che conduce al traguardo entrambi i protagonisti: solidarietà nei confronti dell’equipaggio nel primo, e solidarietà nei confronti del “fratello” pesce che si è immolato per riaccendere la speranza nella vita.

Come il capitano ho vissuto il mio passaggio dalla giovinezza alla maturità, passando dalle crisi al deserto, dalla malattia alla tempesta fino alla redenzione. Allo stesso tempo mi sono persa col vecchio pescatore in mare aperto, ho visto abboccare il pesce, l’ho visto saltare, ho lottato e ho pianto con lui quando gli squali me l’hanno portato via.
Esattamente come piangevo da bambina quando mio padre, marinaio e pescatore, raccontava la storia di Santiago, ma non gli sarò mai abbastanza grata per avermi trasmesso la speranza, perché un uomo può morire ma non può essere sconfitto.

1000 +n

1000 +n sono i post che vorrei scrivere.
Sono anni che sento parlar di blog, ogni tanto mi imbatto in qualche blog di qualcunoacaso, mentre sto facendo una ricerca con google per qualcosaacaso, visto che per qualsiasi cosa che mi viene in mente, guarda caso, la risposta la vado a cercar sempre su internet.
Fonte inesauribile di risposte... e quasi (dico quasi) sempre utile... senza esagerare troppo eh!

Eccomi qua a far l'esperimento del blog.

Perché ora?!
Perché devo scrivere La Tesi!
Sì alla mia veneranda età (ué non esageriamo)... insomma diciamo un "pochettino" fuori corso, finalmente sono arrivata al "traguardo" della tesi.

Vediamo un po'.. il titolo?! Boh?!?! L'argomento!?!?
Qualcosa di "semplice" perché sarebbe anche l'ora di chiuderla con questa benedetta università... se non voglio arrivare davvero alla terza età!
Quel qualcosa di semplice ha a che fare con il web, social network, forum, vabbè mettiamoci anche i blog, e le mamme! Sì, sì, le donne ma anche mamme!
Perché le ore diventan giorni, i giorni anni e ti ritrovi ad essere fuori di casa, poi moglie, poi mamma... insomma è un attimo!
Quindi un argomento che un pochettino riguarda anche me!

E poi le cose da fare sono sempre tante! Oltre al lavoro ovviamente.
E chi ha avuto tempo prima!?!?

Si inizia a 20 anni, si va via di casa, invece di studiare intanto lavoricchi un po', poi gli amici, le uscite, incontri per caso un tipo strano, tra tanti tipi strani il più strano, insomma proprio quello strano che fa per te, poi decidete di fare una festa, durante questa festa per sbaglio ti sposi, poi per caso ti cresce la pancia, poi ti fai un debito per 20 anni, poi ti fai (nel senso che fisicamente ti metti a scrostar muri, infissi ecc...) i lavori di casa, nel frattempo cambi 3/4 lavori, amici nuovi, la pancia cresce di nuovo, ti fai un concorso (visto che avanza tempo)... e ti ritrovi a 37 anni che ancora devi scrivere questa benedetta tesi.

Visto poi che "lavori coi computer" da più di 23 anni bisognerà che in qualche modo ci infili un po' di informatica no!? E dove stanno quelle come me!? Sul web!
E allora ci devo stare anch'io per poter parlare di loro.
E quindi vai col blog, e un po' di tempo da dedicare anche a questo.

Ho sempre avuto un diario... dei miei deliri.
Le ultime righe probabilmente risalgono al lontano 2002... non ho più trovato il tempo per scrivere.
Ma mi è tornata la voglia.
Sarà anche un posto pubblico dove mettere nero su bianco i miei pensieri ma sicuramente è più comodo della carta (non sono più abituata ad usare la penna... vedi la sofferenza fisica dell'ultimo esame scritto!!!), non ho segreti con nessuno quindi non ho problemi a parlar di me (già tormento tutti quelli che mi stanno intorno) e poi ho pure scoperto che fa proprio bene parlar di sé!!!

La prenderò come terapia del benessere!

Ne avrò da dire (scrivere) quindi nei prossimi post!