domenica 30 dicembre 2012

La questione del tempo: famiglia e lavoro

Durante gli studi per il #progettotesi ho avuto occasione di leggere "Per amore o per denaro. La commercializzazione della vita intima" di A. Russell Hochschild (Il Mulino, Bologna 2006).

Tra i vari argomenti, molto interessanti, parla anche di tempo.

In breve riporto le questioni centrali.

***


Viviamo nell'era della scarsità di tempo, della crisi del tempo, con una continua accelerazione dei ritmi di vita a lavoro e in famiglia. La cultura del tempo è strettamente connessa alla nostra logica sociale.

Ma l'etica del risparmiare tempo porta a chiedersi per che cosa vogliamo risparmiare tempo.

La casa e la comunità sono al primo posto, il lavoro e il mercato vengono dopo, sono profani.

Secondo il senso comune moderno una vita familiare felice è un fine in sé ma guadagnare e spendere denaro sono mezzi per raggiungere questo fine. Il senso del sacro è intimamente connesso alla gestione del tempo che separa un'attività dall'altra. Un interesse eccessivo nei confronti di lavoro o mercato quindi è fuori dai confini morali, ma nel sistema culturale ed economico moderno, nell'etica del mercato, questi simboli e riti entrano in competizione con quelli della comunità e della famiglia.

Nel concetto convenzionale di famiglia l'uso del tempo è come un linguaggio attraverso il quale comunichiamo. Ogni impiego di tempo è una forma di culto.

Ma la famiglia e la comunità sono sempre meno il luogo dove si parla e si entra in relazione e dove si celebrano i rituali collettivi. Il lavoro sta diventando più ritualizzato e sacro rispetto alla famiglia: si lavora e si spende tanto invece di passare tanto tempo insieme e la vita in casa diventa marginale.

Il problema della scarsità di tempo è aggravato dall'assenza di politiche aziendali e statali volte all'incentivo dei congedi di maternità e paternità e alla riduzione o flessibilità dell'orario di lavoro.
Il lavoro esercita una notevole influenza sulla vita delle persone: si vive nel tentativo di creare un equilibrio tra casa e lavoro, dove la vita in casa somiglia sempre più a un lavoro e il lavoro è sempre più a casa.

In un sistema concorrente di organizzazione del tempo, le regole e le scadenze aziendali finiscono per definire le regole e le scadenze di famiglia. Il tempo in famiglia diventa frenetico e compresso, e si finisce per creare un'ideale famiglia ipotetica che potrebbe esistere se solo ce ne fosse il tempo.
La crisi di mancanza di tempo ha privatizzato la famiglia costringendo gli individui a fare a meno anche di quei rapporti che si mantenevano in vita grazie al tempo libero.

Gli ideali a cui si mira sono sempre più difficili da raggiungere e si assiste al rovesciamento delle priorità emotive, della cultura della famiglia e del lavoro: la famiglia non rappresenta più il luogo preposto al riposo, alla sicurezza, alla realizzazione di sé, mentre il lavoro diventa la roccia su cui appoggiarsi, la fonte principale di sicurezza, il luogo dove ci si sente apprezzati, in grado di supportare la costruzione di un'identità, di dare senso di appartenenza a una comunità.

***

Ovviamente le sue osservazioni si riferiscono in particolare alla società americana... ma noi siamo davvero tanto lontani? Mamme che ne pensate?

giovedì 20 dicembre 2012

Piccoli questionari crescono

"Non ci avrei scommesso".
Questa è la risposta di un marito "qualunque".

Eppure io ci credevo che voi mamme sareste state strepitose.
Dopo tre soli giorni dalla pubblicazione il questionario era già stato compilato da un bel numero di mamme.

Il percorso si è concluso con un buon risultato.
Grazie davvero!!!
Ora tocca a me...


Stato dell'arte [ovvero] risultati in tempo reale 

[ultimo aggiornamento: 02-02-2013]

Al termine del periodo di pubblicazione, durato quasi 2 mesi, sono stati compilati 259 questionari.

Una vista sulla suddivisione per Regione


Uno sguardo sui figli





Appena possibile pubblicherò anche gli altri risultati.
Grazie a tutte le mamme che hanno contribuito!!!


lunedì 17 dicembre 2012

Un questionario per le mamme online: #progettotesi

Ci siamo!!!

Il questionario è uscito or ora dal forno, caldo caldo, approvato e messo sul piatto.




A questo punto ho bisogno del vostro aiuto!!!

Ci vogliono solo 5 minuti (ma anche meno) per compilarlo.
Niente test psicologici o attitudinali... solo alcune crocette per raccontarmi di voi: mamme online!!!

Si presenta così:
«Le mamme online: chi sono, cosa fanno, cosa vogliono?
Una ricerca, un #progettotesi: mamme online: chi sono, cosa fanno, cosa vogliono.

Il presente questionario è indirizzato alle aspiranti mamme, neo mamme, e mamme già "avviate" che utilizzano abitualmente il web 2.0 e i suoi ambienti (forum, social media o blog).
Non è necessario effettuare una registrazione pertanto i dati inseriti saranno registrati in forma anonima.
Il questionario ha il solo scopo di effettuare un'indagine statistica a supporto della mia Tesi sulle "mamme online" (corso di Laurea in Media e Giornalismo dell'Università degli Studi di Firenze).

La compilazione richiede appena il tempo di un caffè.
Grazie a tutte coloro che vorranno contribuire.
Sissy (mamma online)»


Ora tocca a voi:


  1. compilate il »questionario«
  2. se avete un blog aggiungete il banner linkando: http://bit.ly/R5soi0

  3. passate parola alle amiche mamme online: twittate (hashtag #progettotesi), condividete su facebook, sul blog... insomma facciamo rete come sanno fare le mamme online!



Piccola postilla: i dati saranno raccolti fino a fine gennaio quindi, nel frattempo, condividete!
Cercherò di pubblicare post riepilogativi dell'andamento dei "lavori" e il risultato finale della ricerca.


Grazie a tutte le mamme che fino ad ora hanno partecipato e a tutte quelle che vorranno partecipare!

» risultati in tempo reale «

domenica 16 dicembre 2012

Non sono Wonder Woman

Sono una mamma, non sono perfetta.

(perdonatemi per la foto ma volevo provare la divisa ufficiale... stona vero?)

Sul Web se ne leggono di cose sulle mamme, aspiranti mamme, mamme offline, mamme online, mamme blogger...

Per il mio #progettotesi poi mi sto facendo davvero una cultura.

Le mamme non sono perfette!
Anzi...

Lo dico forse per consolarmi, ma mi sento davvero di rientrare più nello schema "mamma mostro" piuttosto che in quello "mamma perfetta".
(Sull'argomento vi consiglio di questo post sul blog "50 sfumature di mamma")

In questi ultimi mesi sto cercando di ritagliarmi del tempo, con grandissima fatica, per scrivere la mia tesi di laurea.

Di tempo ce ne vorrebbe almeno il doppio (in realtà molto di più ma fatemi illudere così). E sto sottraendo tempo alle mie dolci fanciulle (le belvette, sì!).

Notavo appunto in questi ultimi giorni che non mi considerano quasi più... diciamo che forse ormai si sono rassegnate alla presenza, a tutto tondo, del papà/mammo. Anzi, ora per chiamarlo non dicono solamente "papà" ma direttamente "mamma" rivolgendosi a lui.

- il pensierino è dello scorso anno: già eravamo sulla buona strada -
[ovviamente la ricchezza si misura in centesimi :-p]

Ecco, confesso qui come stanno le cose.
Già abitualmente rientro nella categoria mamma mostro... in questo periodo ancora di più!!!

La casa è un delirio, il frigo è vuoto (le poche cose stanno mettendo radici :-/), i secchi dei panni straripano, a volte le bimbe non hanno la merenda e questa settimana la frullina è uscita senza felpa (fortuna che non era freddo eh!).

Insomma quando mi chiedete "come fai a far tutto"?
Lavoro, casa, famiglia, marito, bimbe, vita sociale.... studio.... confesso:
Sono esaurita!!! (quasi via, insomma sulla buona strada).

Per questo mi chiedo: mamme, come fate a fare tutto?
Lavoro, casa, famiglia, marito, figli, vita sociale, a gestire anche blog, forum e ad essere attivissime sui social network... ma come fate?

C'è chi mi ha risposto su twitter "siamo matte", "è il collasso che comanda le mani che scrivono".

Giorni fa alla radio parlavano di donne e della loro energia creativa.
Certo che di energia ce ne vuole, e noi donne e mamme riusciamo a trovarla anche quando ormai siamo davvero alla frutta.

Dove sta il trucco?

Voi che ne pensate?

mercoledì 12 dicembre 2012

Basta un poco di zucchero...


In questo particolare momento in cui si sentono tante brutte notizie, un po' di zucchero sicuramente fa bene a tutti!!! 
Quando sono giù di solito guardo le mie bimbe e mi passa tutto. A volte basta uno sguardo, un sorriso, un gesto, una piccola semplice frase... niente arriva per caso.

Mi piace molto questa iniziativa di Chiara del blog MaCheDavvero, oltretutto quest'anno sostiene il nostro Ospedale dei bambini (con le belvette siamo di casa!!!)

#leaveamessage ovvero il 14 dicembre scrivete bigliettini con pensieri positivi e lasciateli in giro per la città, dove corrono un alto rischio di essere trovati. Metro, scuola, palestra, lavoro, ospedali etc... lo sta facendo anche il personale del Meyer!!!

E allora proviamo a spargere amore, e magari proviamo a coinvolgere anche i nostri piccini (a loro viene naturale)... per chi non sa scrivere magari un bel disegnino a corredo di una frase scritta dalla mamma o dal papà! 

Poi visto che ci avviciniamo al Natale anziché i soliti regali perché non acquistare un bel regalino solidale per finanziare il Meyer?!

Io partecipo e voi?!

Scaricate la locandina e per maggiori dettagli...

lunedì 10 dicembre 2012

Sembra ieri... oggi sono 15


Oggi è un giorno speciale... sì insomma, non un giorno come tutti gli altri. Un giorno triste.

15 anni fa c'era il sole. Una di quelle giornate invernali con il cielo limpido, l'aria fine.
Non era particolarmente freddo... ricordo che mi ero alzata presto, che mia mamma mi aveva detto di non andare a lavorare, ma io avevo promesso di dare un passaggio alle mie amiche.
Non potevo restare.

Quel giorno ci hai lasciate.
Lo sapevamo, il momento era vicino... forse lo sentivo quando guardavo il cielo, così vicino ai monti che dovevo superare per tornare a casa, uscita di corsa da lavoro... non sono arrivata in tempo.

Ci hai dato tanto, eri tutto per noi, la nostra roccia, il nostro motore.
Eri così speciale che era un peccato farti restare quaggiù... 

La tua forza, il tuo spirito vive in noi. So che non ci lascerai mai sole.

In questi anni le tue due gioie sono diventate mamme... anch'io la tua "pecora nera"!
E la tua Marta è una supernonna pendolare bionica ma di grande spirito.

Oggi siamo lontane, come spesso succede negli ultimi anni.
Oggi con te siamo unite. 
Grazie!!! 
Buon viaggio papino :-)


lunedì 26 novembre 2012

Mamme online: chi sono, cosa fanno, cosa vogliono...

Le mamme vanno sui forum, sono sui social network e soprattutto hanno dei blog (anche più di uno).

Ma perché? Cosa cercano? Cosa vogliono?

Recenti ricerche hanno rilevato che la maggioranza degli utenti dei "social media" sono donne.
E tra le donne ci sono molte mamme... perché?

Alcune ipotesi di partenza:


#Ad ambienti diversi corrispondono esigenze diverse

Sui forum le mamme cercano risposte: sulla maternità in genere (gravidanza, parto, puerperio), sui problemi dei bambini (allattamento, alimentazione, sonno, malattie) e sulle scelte dei prodotti per l'infanzia (dal passeggino al biberon, ciuccio, pannolini).

Sui social network si ritrovano, creano gruppi ristretti tra conoscenti (es. su facebook), fanno nuove amicizie e magari trovano contatti per collaborazioni professionali (es. su twitter).

Sui blog si fanno conoscere, si raccontano, creano una professione.



#Perché online?
Perché sul web è più facile trovare, partecipare e condividere.

La mole di informazioni è sempre più ampia, le comunità di interesse (per mamme) sono molte, "professionali", e sempre più "affidabili".

E' più semplice, grazie alla comunicazione asincrona, mantenere e coltivare i contatti: non c'è tempo di telefonare, non è necessario, basta creare un gruppo e un evento.

La rete è una piazza democratica che dà a tutti gli stessi strumenti e soprattutto la possibilità di esprimersi e presentarsi al meglio. Grazie al web l'offerta creativa si incontra più facilmente con la ricerca di talenti. E' fonte di opportunità!


Cosa dicono le mamme? In cosa si riconoscono? In cosa non si riconoscono?

giovedì 22 novembre 2012

Perché parlar di mamme

Un'immagine dal passato: in albergo a Riccione, per un anticipo di viaggio di nozze (quello vero in Egitto eh!!), momento del pasto, io e la mia dolce metà coi cuoricini negli occhi che veniamo disturbati dal tormentoso pianto di un bambino che non voleva mangiare (l'età non conta più di tanto... "era un piccolo mostro"). Orrore!!! Disgusto!!! Ma possibile!!! Insopportabile lui e i genitori disgraziati e rompiballe! Ma che ci facevano lì?!

Da quando siamo diventati "genitori", stranamente ad entrambi, è tornata spesso in mente quella "immagine"... e i nostri pensieri del momento.

... diventi mamma e tutto si trasforma.

[non affrontiamo la condizione di PADRE e il punto di vista "leggermente" diverso]

I piccoli mostri diventano "fagottini".

I pianti del tuo fagottino accendono un interruttore, che parte dallo stomaco e arriva al sistema nervoso centrale, e ti attiva immediatamente nella ricerca/risoluzione del problema.

I pianti degli altri bambini diventano una melodia (non è il mio... evvai!!!!).

Insomma acquisisci uno status che nessuno mai ti potrà più togliere.

Certo col tempo si evolverà, si trasformerà (non oso immaginare l'adolescenza) e si affievolirà fino a diventare un ricordo un po' contorto (lo stadio nonne/suocere).
Ma una volta diventate mamme non si torna indietro.

TUTTO cambia!
Diventi mamma e ti si "aprono" gli occhi.

Ti accorgi poi che intorno a te esistono altre mamme in grado di condividere, comprendere e partecipare delle tue stesse emozioni, i tuoi stessi pensieri... e tutto è magicamente automatico.

Solo altre mamme ti possono capire... per questo l'aggregazione è quasi automatica!

A partire da questo, intorno a questo, per arrivare alle sue varie sfumature "online", costruirò il mio ragionamento...


Incontrai, un anno dopo la nascita della prima bimba, l'ostetrica che tenne il corso pre-parto. Nel frattempo anche lei aveva avuto la sua prima figlia. Mi disse: "Adesso il mio corso è completamente diverso. Non avevo idea...."

martedì 20 novembre 2012

Conciliazione, tra lavoro, famiglia e... tutto il resto!

La questione centrale è sempre il tempo.

Al primo posto, una volta diventate mamme, mettiamo i figli.
Anch'io, che ho sempre sostenuto di non avere il "senso materno", né prima né dopo esser diventata mamma, ho la necessità di mettere al primo posto loro: i due piccoli "angioletti" che riempiono la mia vita.

E decisamente la vita me l'hanno cambiata drasticamente: ho lasciato il posto di lavoro dove mi trovavo tanto bene (tipo di lavoro, colleghi, capi, ambiente ecc...) per avere più tempo per loro.
Fino ad allora non mi ero mai posta il problema.
Lavorare 8/9 ore, stare fuori di casa anche 10 ore e più era normale. Poi il tempo per tutto il resto lo si trovava comunque (marito, palestra, cose-di-casa, amici, studio, famiglia distribuita in giro per l'italia...).

Ma quando diventi mamma le priorità cambiano e soprattutto i tempi cambiano.
Il tempo è la risorsa più scarsa e più preziosa che abbiamo!
E quando arrivano i bambini, per loro il tempo è ancora più prezioso.

Spesso sento parlare di tempo di qualità.
E' sulla qualità che si deve lavorare!
Conciliazione è sinonimo quindi di |tempo di qualità| e di |flessibilità|

Non è giusto che le donne si trovino costrette a rinunciare al lavoro per i figli!
I bambini preferiscono una mamma serena, perché magari si sente realizzata nel lavoro, anche se per poco tempo... ma di qualità!!!

Io quando sono diventata mamma ho scelto un lavoro a 36 ore, anziché 40, che poi ho dovuto ridurre a 30 per motivi di salute della piccina... non è stata una scelta facile (oltre anche i risvolti economici da non sottovalutare). In effetti non sono molto soddisfatta. Quindi parlo col senno di poi.

Il tempo parziale non è la soluzione. Per i bimbi il tempo non basta mai! E per le esigenze familiari neppure!!!
Sono anche convinta che neppure i nidi aziendali lo siano... sarò particolarmente "fortunata" ma le mie due belvette hanno passato più tempo a casa malate (e che belle malattie!!!) che al nido.

Conciliazione secondo me è flessibilità e organizzazione.
Flessibilità mentale, saper rinunciare a qualcosina, e organizzarsi per avere il tempo di cui i bimbi hanno bisogno! Essere a casa alle 16 ma poi mettersi a sistemare casa, portare i bimbi a far la spesa, oppure accompagnarli alle attività... è questo quello di cui hanno bisogno!?
Sicuramente per loro è più preziosa la mezz'ora sul divano a leggere una storia la sera prima di dormire, cantare una canzone, far le capriole o provare a far la ruota in salotto insieme alla mamma o al papà. Sereni senza pensieri, anche solo per 30 minuti!

Se poi ci vogliamo immaginare un'utopistica realtà sociale/aziendale, dovrebbero esistere:

1. Flessibilità di orario
Non è detto che si debba lavorare meno ore.. si possono fare turni più concentrati (alcune mie amiche li fanno) e magari incrociati con il padre. Ad es. la mamma entra prima la mattina e il padre accompagna i bimbi a scuola. La mamma esce prima, magari c'entra anche una spesa, e poi li va a prendere.


2. Flessibilità in entrata/uscita
Le fasce d'orario esistono in alcune realtà aziendali, l'importante è assicurare la fascia obbligatoria. Lavoro a turni?! All'occorrenza ci sono i permessi... se i colleghi sono disponibili (non sempre dipende dal capo!).


3. Flessibilità = banca ore
Ovvero se oggi non faccio 8 ore magari i minuti in meno li recupero domani. In alcuni luoghi di lavoro esiste la "flessibilità" mensile ad esempio, una sorta di banca ore autonomamente gestibile, che deve quadrare entro il mese, o a volte entro il successivo.

Ma non tutti i tipi di lavoro possono essere flessibili... allora?

4. Supporto sociale
Per chi non ha nonniSitter e non si può permettere babySitter può organizzarsi con la rete amicale. Oppure organizzarsi con babySitter disposte a tenere più bambini. I bambini si divertono se stanno con gli amichetti... ma senza le maestre!!!


Sinceramente noi siamo fortunati. Non abbiamo nonni disponibili (sono tutti sparpagliati per la penisola) ma abbiamo tanti amici (con bambini e non) disponibili! Nonni adottivi, zie adottive... In 2 comunque riusciamo ad alternarci ed organizzarci con gli orari e gli impegni.
Pensate che io riesco anche a trovare anche il tempo per studiare - #progettotesi - e il maritozzo anche per la sua passione da guruNerd (##### vedi digital family) ed entrambi troviamo anche il tempo per un minimo di vita sociale (da single e da coppie-con-bambini)!!!


Ok, lo ammetto. Si dorme proprio poco.... ma a qualcosina si deve pur rinunciare no!?


domenica 18 novembre 2012

#progettotesi Started!

Eccoci qua!
Ho aggiornato la pagina del "progetto tesi"... take a look please!!!

E' arrivato il momento di iniziare a lavoraci su seriamente!

Sono una mamma (oddio davvero?), il digitale fa parte della mia vita (e della mia famiglia), quindi una buona occasione per scrivere un testo conclusivo di un (lungo) percorso formativo e, perché no, per parlare anche di me e delle mamme come me!!!

Ovviamente a modo mio e... a modo nostro!

Mamme (amiche, conoscenti, compagne di viaggio) stay tuned che nei prossimi giorni avrò bisogno del vostro contributo!!!


giovedì 11 ottobre 2012

L'arte dell'esser birillo

Ci sono quei periodi nella vita che non te ne va una diritta, particolarmente sfigati, in cui spesso ti vien da pensare "eccheccavolo tutte a me!", oppure "vabbeh, tanto peggio di così"... e comunque "c'è sempre chi sta peggio, non ci si può lamentare".

Eccoci qua.
Di nuovo a fare il birillo.
Perché forse nella vita precedente ero davvero un birillo, o forse, a mia insaputa, c'è un concorso a premi e vince chi mi tira in terra... insomma stamattina ho fatto un altro incidente col motorino!

Un altro sì perché sarà la terza (o quarta?!... ho perso il conto) volta che mi buttano in terra.
Non è che io goda a baciar l'asfalto.
Anche questa volta sono stata fortunata... ma insomma. Si potrebbe anche fare basta!!!

Proprio stamani che ero partita entusiasta della mia nuova vita da blogger... non è da tutti i giorni avere un posto dove pubblicare i propri deliri mentali! Un posto dove poter mettere nerosubianco le mie impressioni, emozioni, esperienze, ansie... insomma tutto ciò che fa frullar i miei (vabbeh, forse non così tanto numerosi) neuroni.

Ecco che mi hanno fatto tornare sulla terra... anzi proprio per terra!!
Sembravo una bella pallina del flipper quando rimbalza da un disco all'altro... due macchine si sono giocate il mio motorino! Una manco s'è fermata a raccattare la frittatina, ma con la ragazza dell'altra macchina ci siam fatte delle belle foto ricordo :-/. E' sempre un'esperienza da ricordare!

E comunque rieccomi di nuovo acciaccata come una vecchietta :-((

Mi toccherà appendere il casco al chiodo... almeno finché non riesco ad essere una pendolare su breve distanza. Eppure odio usare la macchina, odio stare in coda, odio perder tempo nel traffico quando invece ogni secondo è prezioso!

Il tempo è ciò che rincorro ogni giorno... e con due piccole belvette smaniose di mamma diventa ancora più prezioso! E quando più corro e cerco di incastrar tutto arrivano le fermate. L'evento che mi abbatte e mi fa fermare a riflettere.

Vediamo se anche dolorante e collarizzata riesco a tirar fuori qualche postarello utile e dilettevole.

Vedremo nelle prossime ore, minuti, secondi....

mercoledì 10 ottobre 2012

Raccontano di me...

Un estratto di un paper preparato per un esame nel lontano 2004.
Racconta un po' anche di me.


Quando cominciamo a meditare sul significato del nostro passato sembra che esso riempia tutto il mondo della sua profondità e grandezza.” (J. Conrad)

Al mio passato appartengono i temi dei romanzi scelti: sono cresciuta con le “favole” di Ulisse con la sua Odissea, e Santiago con il suo Marlin. Storie di mare che mi hanno accompagnata fino ad oggi ma che solo di recente sono riuscita ad avvicinare.

Entrambe le opere sono testimonianze della passione autobiografica degli autori per il mare: “La linea d’ombra” di J. Conrad e “Il vecchio e il mare” di E. Hemingway.

Esistono diverse analogie tra i due romanzi che affrontano i diversi aspetti della vita umana, in un viaggio metafora di vita con le sue difficoltà, ambizioni, aspettative, delusioni e sofferenze.
I grandi temi affrontati sono amicizia, speranza, coraggio ma anche solitudine e sconforto.
Si svolgono su due linee: quella che divide la giovinezza dalla maturità e quella che divide la disperazione dalla dignità.

In entrambe le opere si distinguono 3 momenti comuni: la descrizione dello stato mentale del protagonista e del suo rapporto con il mondo che lo circonda; la battaglia per la vita; la sconfitta che è redenzione.

Conrad racconta, in prima persona, i travagli esistenziali di un uomo che varca la linea d’ombra, il limite estremo che separa la giovinezza piena di facili speranze, dall’età adulta, “periodo più autoconsapevole e travagliato”.
Il protagonista si licenzia senza alcuna logica apparente. Vive uno dei tipici momenti giovanili, la “malattia dell’ultima giovinezza”: una corrente che trascina in un limbo dove subentrano molteplici fattori, consigli, fatti casuali, che influiscono sulle decisioni per la vita futura. Il ragazzo vorrebbe sciogliersi da tutto, non ascoltare il capitano Giles, non rispondere a chi lo chiama per assegnargli la sua missione, eppure ottiene il comando di una nave, andando addirittura contro il caso che stava per sottrargli l’occasione della sua vita.

Il vecchio Santiago di Hemingway vive solo, come se fosse colpito da una maledizione, e non riesce ad essere quello per cui è nato: un pescatore che non prende un pesce da 84 giorni.
Sono l’affetto e la solidarietà di Manolin, suo discepolo, e l’esempio di Joe di Maggio che gli permettono di trovare la forza di tornare in mare da solo in una disperata caccia all’occasione della sua vita.

Del capitano non si sa il nome e neppure l’aspetto fisico ma ugualmente riesce a rivelarci le pieghe più nascoste del proprio animo. Dall’entusiasmo del primo comando, che segna l’inizio dell’avventura, alla coscienza scossa dagli eventi negativi e portata a confrontarsi con l’intero arco dell’esistenza.
In questo racconto il mare non è il protagonista: la “calma piatta” rappresenta un momento di fermata, morte e disperazione ma anche di riflessione e di battaglia per la vita.

L’avventura del pescatore descrive la disperata lotta per la sopravvivenza, dove il mare occupa un ruolo centrale e i sentimenti umani si mescolano a quelli per la natura: il mare e le sue creature rappresentano ragione di vita e talvolta di morte.
La battaglia tra Santiago e l’enorme pesce spada dura giorni: da un lato della lenza c’è il pescatore solo, stanco, affamato e assetato e all’altra estremità c’è la vita, la forza di una creatura da rispettare, perché in fondo non ha cercato la battaglia.
Al termine della lotta il pescatore è contento di aver vinto la natura ma risentito per aver ucciso un essere vivente, animale forte e solo, con il quale arriva addirittura ad identificarsi.

Le avventure del capitano e del pescatore sono un pretesto per scavare a fondo nella propria coscienza e ritrovare la forza e la voglia di sopravvivere. Entrambe riescono a creare un senso di stupore e incredulità di fronte a eventi umani e naturali, e al tempo stesso un senso di partecipazione delle vicende e delle situazioni: il lettore diventa un compagno nella medesima avventura del vivere.

Si riesce a respirare l’odore del mare, a provare i tormenti e le sensazioni dei protagonisti, che danno voce all’interiorità di ogni uomo. Si ha la percezione di trovarsi in quella barca, di allungare la mano per reggere quel timone o quella lenza ed alleviare le sofferenze del capitano o del vecchio anche solo per un istante.

Sull’immobilità della nave, l’apatia, la disperazione, arriva una tempesta che sconvolgerà l’equilibrio di morte e consentirà di varcare il luogo di confine: porterà alla luce.
Il protagonista è vincitore e sconfitto al tempo stesso, pieno di senso di colpa per l’impotenza provata nei giorni di calma piatta, quando invece credeva di aver assunto il controllo della propria vita.
Si sente vecchio, la giovinezza è solo un pallido ricordo in quel viaggio che, anche se breve, ha attraversato tutte le stanze dell’esistenza.

Anche Santiago torna sconfitto: il Marlin preda, trofeo, simbolo del trionfo viene divorato dagli squali prima di tornare in porto. Eppure anche il vecchio è vincitore: ha ritrovato la speranza.

Raccontano due storie capaci, non solo di emozionare e di coinvolgere, ma di proiettare, attraverso l’azione, nell’esplorazione della vita interiore, di stimolare la riflessione, di farsi vicino a chi legge per condividere la stessa natura, liberi dal tempo e dal ruolo del personaggio.
Ogni singola frase, ogni parola, ha un significato che va oltre, scava nell’anima.

Dalla battaglia col trascorrere del tempo e contro i suoi limiti, maturità, vecchiaia e morte, l’uomo esce provato ma non sconfitto. Non è la vittoria ma la voglia di combattere per un ideale che avvince il lettore, esattamente come nella vita.
E’ la solidarietà il motore che conduce al traguardo entrambi i protagonisti: solidarietà nei confronti dell’equipaggio nel primo, e solidarietà nei confronti del “fratello” pesce che si è immolato per riaccendere la speranza nella vita.

Come il capitano ho vissuto il mio passaggio dalla giovinezza alla maturità, passando dalle crisi al deserto, dalla malattia alla tempesta fino alla redenzione. Allo stesso tempo mi sono persa col vecchio pescatore in mare aperto, ho visto abboccare il pesce, l’ho visto saltare, ho lottato e ho pianto con lui quando gli squali me l’hanno portato via.
Esattamente come piangevo da bambina quando mio padre, marinaio e pescatore, raccontava la storia di Santiago, ma non gli sarò mai abbastanza grata per avermi trasmesso la speranza, perché un uomo può morire ma non può essere sconfitto.

1000 +n

1000 +n sono i post che vorrei scrivere.
Sono anni che sento parlar di blog, ogni tanto mi imbatto in qualche blog di qualcunoacaso, mentre sto facendo una ricerca con google per qualcosaacaso, visto che per qualsiasi cosa che mi viene in mente, guarda caso, la risposta la vado a cercar sempre su internet.
Fonte inesauribile di risposte... e quasi (dico quasi) sempre utile... senza esagerare troppo eh!

Eccomi qua a far l'esperimento del blog.

Perché ora?!
Perché devo scrivere La Tesi!
Sì alla mia veneranda età (ué non esageriamo)... insomma diciamo un "pochettino" fuori corso, finalmente sono arrivata al "traguardo" della tesi.

Vediamo un po'.. il titolo?! Boh?!?! L'argomento!?!?
Qualcosa di "semplice" perché sarebbe anche l'ora di chiuderla con questa benedetta università... se non voglio arrivare davvero alla terza età!
Quel qualcosa di semplice ha a che fare con il web, social network, forum, vabbè mettiamoci anche i blog, e le mamme! Sì, sì, le donne ma anche mamme!
Perché le ore diventan giorni, i giorni anni e ti ritrovi ad essere fuori di casa, poi moglie, poi mamma... insomma è un attimo!
Quindi un argomento che un pochettino riguarda anche me!

E poi le cose da fare sono sempre tante! Oltre al lavoro ovviamente.
E chi ha avuto tempo prima!?!?

Si inizia a 20 anni, si va via di casa, invece di studiare intanto lavoricchi un po', poi gli amici, le uscite, incontri per caso un tipo strano, tra tanti tipi strani il più strano, insomma proprio quello strano che fa per te, poi decidete di fare una festa, durante questa festa per sbaglio ti sposi, poi per caso ti cresce la pancia, poi ti fai un debito per 20 anni, poi ti fai (nel senso che fisicamente ti metti a scrostar muri, infissi ecc...) i lavori di casa, nel frattempo cambi 3/4 lavori, amici nuovi, la pancia cresce di nuovo, ti fai un concorso (visto che avanza tempo)... e ti ritrovi a 37 anni che ancora devi scrivere questa benedetta tesi.

Visto poi che "lavori coi computer" da più di 23 anni bisognerà che in qualche modo ci infili un po' di informatica no!? E dove stanno quelle come me!? Sul web!
E allora ci devo stare anch'io per poter parlare di loro.
E quindi vai col blog, e un po' di tempo da dedicare anche a questo.

Ho sempre avuto un diario... dei miei deliri.
Le ultime righe probabilmente risalgono al lontano 2002... non ho più trovato il tempo per scrivere.
Ma mi è tornata la voglia.
Sarà anche un posto pubblico dove mettere nero su bianco i miei pensieri ma sicuramente è più comodo della carta (non sono più abituata ad usare la penna... vedi la sofferenza fisica dell'ultimo esame scritto!!!), non ho segreti con nessuno quindi non ho problemi a parlar di me (già tormento tutti quelli che mi stanno intorno) e poi ho pure scoperto che fa proprio bene parlar di sé!!!

La prenderò come terapia del benessere!

Ne avrò da dire (scrivere) quindi nei prossimi post!